Un giorno nella Bitcoin Valley, a Rovereto: Intervista ad inbitcoin

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Rovereto è comunemente conosciuta come “città della quercia” ma, negli ultimi anni (e mesi, soprattutto) ha conquistato il titolo di città del bitcoin. Sì, perchè è proprio nella piccola Atene del Trentino Alto Adige che è nata la Bitcoin Valley, un’iniziativa partita grazie all’intraprendenza di un gruppo di persone che hanno creduto nella moneta virtuale e ne hanno fatto uno stile di vita. Ed è proprio qui che è nata inbitcoin, azienda italiana che sviluppa prodotti e servizi per l’uso dei bitcoin.

Arrivo a Rovereto di prima mattina, per intervistare Marco Amadori, CEO di inbitcoin e Nicola Vaccari, co-founder e referente del progetto Bitcoin Valley. Arrivata nella tranquilla città trentina, catturano subito la mia attenzione i cartelli “si accettano bitcoin” sulle vetrine dei negozi. Appuntamento al bar Mani al Cielo, il primo ad accettare pagamenti con la moneta virtuale e, in un clima disteso e gioviale, inizia la nostra intervista.

Com’è nata la Bitcoin Valley?
All’inizio nel 2014-2015 non c’era niente, nessuno che parlasse di bitcoin in questa zona. Noi avevamo voglia, invece, di parlarne perché Bitcoin è un protocollo, una tecnologia senza precedenti che porterà a cambiamenti ed innovazioni a tutto-tondo: tecnologia, ricerca, economia e società. Restare indifferenti dopo averlo capito non era possibile e volevamo confrontarci. È stata una piccola rivoluzione nata dal basso e poi trasmessa da persona a persona, parlandone anche al bar ed ecco che Rovereto è diventato un piccolo centro di gravità e sono iniziati a saltar fuori i primi bitcoiner, che magari nemmeno si conoscevano tra di loro. Poi le attività commerciali hanno capito il potenziale di questo nuovo strumento e bar, ristoranti, parrucchieri hanno dato vita ad una rete. Anche i più restii, poco alla volta, si sono avvicinati a questo mondo e ci siamo resi conto che i curiosi erano molti più di quanto pensassimo.

Come avete portato la cultura del bitcoin a Rovereto?
Si tratta di un cambio di paradigma culturale e per diffonderlo prima bisogna spiegare cosa sia il denaro, poi puoi passare a spiegare cosa sia il bitcoin. Le persone danno per scontate delle cose che in realtà non conoscono; quindi è necessario anzitutto capire bene cosa siano i soldi per poter fare paragoni con queste nuove crittovalute. Ci vuole tempo perché si possa comprendere cos’è il bitcoin e in cosa si differenzia rispetto alle monete tradizionali.

Cosa deve fare un commerciante che voglia accettare pagamenti in bitcoin?
Per quanto riguarda il commerciante che voglia avvicinarsi al bitcoin, magari accettando i pagamenti con questa nuova tecnologia, non è necessario alcun percorso di formazione specifico. Alcuni scelgono di accedere alla crittovaluta unicamente per motivi di marketing e non hanno bitcoin, ma utilizzano il nostro servizio di base per consentire a chi detiene questa moneta virtuale di spenderli. Perché? Questo è un investimento su un servizio che in primo luogo ripaga in pubblicità: sono ancora rare queste realtà, per cui fa notizia se anche tu li accetti nella tua bottega-bar-studio. I benefits sono molteplici ed il rischio nullo dal momento che si può scegliere se accettare bitcoin e tenerli così o convertirli istantaneamente in euro. Le competenze necessarie al commerciante per usare il nostro servizio sono poche: avere delle dita, saper contare fino a 10 e aver usato almeno una volta il bancomat . È un servizio in più, che però non richiede una competenza tecnica specifica . Se il commerciante vuole approfondire di cosa si parla, è una scelta personale: se sei una persona curiosa e ti interessa comprendere come funziona tutto il meccanismo di funzionamento Bitcoin-Blockchain siamo ben felici e completamente a disposizione, ma non è necessario. La formazione sull’utilizzo del POS è a prescindere dalla teoria della tecnologia, della sua storia, idee base o applicazioni ed implementazioni.

La Bitcoin Valley è una realtà replicabile?
Assolutamente sì. La Bitcoin Valley è un’idea, una zona in cui è possibile vivere il denaro in maniera diversa. Anche l’esperienza stessa del territorio è cambiata: al bar invece di sentir parlare dell’ultima soubrette senti parlare di bitcoin e tecnologie particolari; ci sono commercianti che hanno raggiunto l’indipendenza economica; complessivamente ha di sicuro portato benessere al territorio . Quello che ci ha sorpreso è stata la creatività dei commercianti: c’è chi in completa autonomia è andato dal fornitore e gli ha proposto il pagamento in bitcoin; ha chiesto ai dipendenti cosa ne pensassero di ricevere parte dello stipendio in bitcoin. In sostanza, ha chiuso il ciclo economico e, in questo percorso così come descritto, non c’è una banca. Abbiamo dimostrato che è possibile. Abbiamo una mozione per l’utilizzo dei bitcoin in Trentino ed è stata approvata. Abbiamo l’unico servizio pubblico in Europa che accetta la moneta virtuale (pensiamo alla mensa degli studenti, ai buoni pasto della scuola che possono essere pagati in bitcoin, e questo dà una maggiore sicurezza al cittadino). Dopo aver visto crescere e consolidarsi quest’esperienza, possiamo dire che ad oggi la Bitcoin Valley funge anche da modello a cui guardare per lo sviluppo di altre comunità dove poter portare questa possibilità innovativa. Il primo “altro luogo” dove stiamo cercando di replicare un’esperienza simile è la Bitcoin Bay di Lignano Sabbiadoro in Friuli, dove il progetto lo abbiamo costruito “ad hoc” per la località balneare in collaborazione a Triveneto Servizi. Altro contesto importante è quello della città di Pordenone, dove abbiamo aperto il secondo Comproeuro d’Italia ed è stata anche inaugurata Bcademy, la prima Accademia per formarsi a livello professionale su Bitcoin.
Pian piano l’ecosistema si sta allargando, anche semplicemente tramite collaborazioni a Meetup, Festival ed eventi in tutta Italia. I presupposti ci sono tutti e continuiamo a lavorare perchè Bitcoin trovi terreno fertile per diffondersi realmente.

 

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