Sharing Economy, Crowdfunding e Arte: il Mercato Accessibile a Tutti?

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Il mercato dell’arte è da sempre accessibile a pochi, a coloro che hanno un portafogli tanto largo da poter acquistare opere di elevato valore e poterne godere. Con l’avvento della sharing economy e del crowdfunding, si sta assistendo ad una lenta, ma significativa, inversione di tendenza.

La sharing economy – economia della condivisione – è un termine che ogni giorno sentiamo in svariate declinazioni e che negli ultimi anni si sta affermando con sempre maggior forza. E’ complicato fornirne una definizione esaustiva ma, per fortuna, ci viene in soccorso l’Oxford Dictionary, il quale ha recepito tale termine solo nel 2015: si tratta di “un sistema economico in cui beni o servizi sono condivisi tra individui privati, gratis o a pagamento, attraverso internet”.  Pertanto, lo si può considerare un sistema che aiuta e promuove forme più consapevoli di consumo, le quali hanno un minor impatto ambientale in quanto un bene viene utilizzato congiuntamente con altri soggetti o viene riutilizzato.

Il crowdfunding, invece, viene definito come una raccolta di fondi, per lo più tramite Internet, attraverso piccoli contributi di gruppi molto numerosi –  che condividono un medesimo interesse, un progetto comune oppure intendono sostenere un’idea innovativa.

Sharing economy e crowdfunding nel mondo dell’arte
La sharing economy, si è già detto, permette ad un soggetto di fruire di un bene, senza esserne il proprietario, ma possedendolo solo per un determinato periodo; si pensi, ad esempio, alle applicazioni che permettono di soggiornare in appartamenti o a quelle che mettono a disposizione dei propri utenti un parco macchine utilizzabile quando serve.
Come è possibile farlo per questi beni, anche per le opere d’arte è prevista questa opportunità, gli artisti e le gallerie, invece di tenere nei propri atelier o  tra le proprie mura – le opere d’arte (con la speranza che, forse, un giorno saranno vendute) possono affittare detti lavori per un periodo più o meno lungo.
Ne è un esempio Sharart-Sharing art, un’idea di CalliopeArte, fondata da Lucio Callegari nel 2013 che permette di appendere in abitazioni, uffici, hotel, negozi e in qualsiasi altro luogo in cui si voglia opere d’arte e fotografie d’autore mediante la formula dell’acquisto o del noleggio a lungo termine

Maggiori innovazioni con il crowdfunding
Nel mondo dell’arte troviamo da un lato l’artista, il quale, tranne che in rari casi, è perennemente alla ricerca di fondi con i quali finanziarsi per poter continuare a creare opere,  nonché di gallerie che accettino di esporre i propri lavori; dall’altro gli appassionati, a cui piace girovagare per mostre e, perché no, acquistare qualche opera. A mettere in contatto questi due soggetti, fino a poco tempo fa, vi erano solamente le gallerie, le quali fungevano da punto di incontro – organizzando mostre tematiche, vernissage, eventi e così via.

Tuttavia, anche questo consolidato trittico è stato “messo in crisi” dalle innovazioni tecnologiche e soprattutto dal crowdfunding. Infatti, oggi è possibile acquistare quote di opere d’arte, diventando così co-proprietari – insieme ad altri utenti – della medesima creazione. Spostando così la raccolta di finanziamenti dai monopolisti dell’arte come fiere, gallerie, istituti bancari, ad un numero indefinito di utenti.

Tra le società che permettono tali operazioni vi è Feral Horses, una start-up londinese che ha creato una sorta di piattaforma di trading online attraverso la quale è possibile acquistare e vendere azioni di opere d’arte, soprattutto contemporanea. Al pari di quanto accade nel mondo della finanza, la start-up divide due macro aree: il mercato primario, nel quale agli utenti è permesso acquistare quote di opere d’arte direttamente dagli artisti ad un prezzo predeterminato, e un mercato secondario, ove gli utenti potranno scambiare le proprie quote.

In conclusione
Se prima il mercato dell’arte era appannaggio solo di un ristretto numero di persone facoltose, ora, con l’avvento delle piattaforme di sharing economy e crowdfunding, è permesso ad un numero maggiore di soggetti di essere collezionisti e possidenti di opere d’arte.

Di Edoardo Leggio

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