Economia Circolare: Una Soluzione Alla Sfida Della Scarsità delle Risorse

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Dall’obsolescenza programmata – strategia industriale volta a determinare un rapido decadimento di funzionalità di un prodotto – presunta o vera che sia, costata cara a Apple e a Samsung (10 milioni e 5 milioni, rispettivamente) a scelte “più virtuose” fatte da Fairphone, IKEA, Philips e iFixit, imprese che seguendo un approccio di economia circolare, basano i loro modelli di business sulla condivisione e coinvolgimento dei consumatori.

Negli ultimi anni l’espressione “economia circolare” ha avuto un picco di popolarità, tanto che oggi per alcune realtà internazionali è diventato addirittura scontato adeguarsi a questo modello. In realtà, le azioni circolari esistono già da tempo: basti pensare all’utilizzo, da parte delle cartiere, di fibre vegetali derivanti da materiali di riciclo; oppure ai famosi mercatini delle pulci dov’è possibile vendere oggetti usati, ecc. Tuttavia, il concetto di economia circolare ha avuto un boom durante il biennio 2014-2015 quando, al World Economic Forum di Davos del 2014, è stato presentato da WEF e dalla Ellen MacArthur Foundation il rapporto “Towards a Circular Economy – Accelerating the scale-up across global supply chain” e quando, nel 2015, la Commissione Europea ha presentato il pacchetto sull’economia circolare.

Ma cosa si intende esattamente per economia circolare?

Una delle definizioni più accurate è fornita dalla Ellen MacArthur Foundation: “un’economia pensata per potersi rigenerare da sola, dove i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati a essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”. È un’economia che intende:

  • migliorare e ottimizzare i sistemi mediante i quali opera (attraverso, ad esempio, la riduzione dei costi e degli sprechi)
  • utilizzare le fonti rinnovabili per produrre energia
  • progettare prodotti che durino nel tempo (in contrasto, quindi, con la obsolescenza programmata di cui abbiamo parlato all’inizio) e che siano smontati o riciclati facilmente
  • valorizzare i rifiuti come risorse

I numeri dell’ultima versione del rapporto “Growth Within”, pubblicato dalla stessa fondazione MacArthur, stimano che con il passaggio dall’economia lineare “take-make-dispose” a quello circolare, si potrebbe valutare una crescita del Pil europeo dell’11% entro il 2030 ed un aumento del reddito a disposizione delle famiglie pari al 18%. A livello globale, se fatta crescere in maniera scalare nei prossimi 5 anni, l’economia circolare potrebbe generare 450 milioni di euro in risparmio sui costi di materiali, 100.000 nuovi posti di lavoro ed evitare 100 milioni di tonnellate di rifiuti in discariche.

Molte aziende – le quali non solo sono attratte da questi numeri, ma sono anche mosse dall’allarme lanciato dal mercato sui prezzi delle commodities e dalla sempre maggiore attenzione dei consumatori all’ambiente – hanno sviluppato chiavi di lettura nuove e, a volte, hanno creato o migliorato veri e propri modelli di business: l’ecodesign, la filiera produttiva circolare, la sharing economy, il consumo collaborativo, la life-extension, il remanufacturing, il recupero e riciclo.

Fairphone, ad esempio, tramite l’ecodesign progetta smartphone modulari fatti per durare a lungo, facili da riutilizzare, riparare e infine da riciclare. IKEA ha creato, durante un periodo promozionale, un mercato dove i clienti potevano vendere ed acquistare i mobili usati dell’azienda e presto renderà i propri arredi disponibili per il noleggio. Philips ha avviato la vendita di prodotti di illuminazione come servizio, tralasciando un po’ la vendita delle classiche lampadine. E iFixit ha reso disponibile una piattaforma online con vari manuali per chi vuole riparare da solo i propri prodotti.

Azioni come queste incentivano i consumatori a vivere in modo più consapevole e sostenibile e rappresentano una risposta efficace perfino al culto del “consumo sfrenato”. Ma oltre a guardare casi eclatanti che spingono le persone ad acquistare sempre più prodotti, anche qui, essendo questa nuova economia così ampia e piena di sfumature, bisogna stare attenti alla vendita della finta sostenibilità, che con i trend attuali – “green”, “etico”, ecc. – tante aziende insistono nel raccontare.

Un’economia circolare non risparmia necessariamente energia, né riduce automaticamente le emissioni di gas serra, ma può portare a nuovi modelli di business, strategie di progettazione e processi di produzione che siano più risorse ed energia-friendly. Questo dovrebbe essere un punto su cui focalizzare la propria attenzione per tutte le aziende. Solo allora l’economia del cerchio sarà una vera soluzione alla sfida delle risorse scarse.

A cura di Lara CastroLCA and Sustainability Analyst

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