Quando il Founder si Deve Dimettere per il Bene della Startup

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Spesso associamo le startup ai volti dei Founder, di coloro che hanno avuto l’idea e l’hanno trasformata in business. E il Founder, in genere, ricopre anche il ruolo di CEO, Chief Executive Officer, dirigendo un team più o meno ampio di persone. Questa figura rappresenta il pilastro della società, il punto di riferimento tanto degli interlocutori esterni quanto del team interno. Ma a volte il Founder deve fare un passo indietro e dimettersi, per la salute propria e della startup, oltre che per il bene del team.

Quando succede questo?

  • L’ansia diventa ingestibile. L’ansia compromette la produttività e la capacità di ragionare in maniera lucida. Si diventa irascibili, i piccoli problemi diventano grandi e i grandi problemi diventano montagne insormontabili. Il Founder (e CEO), che gestisce un team di persone che lavorano per la crescita della startup, deve essere un problem solver. Una persona in grado di risolvere i problemi, non di crearli. E livelli di ansia elevati, laddove si manifestano, rischiano di piegare non solo il rendimento professionale del Founder, ma anche le relazioni interpersonali con il team.
  • Si perde il controllo della società, a causa di troppe scelte sbagliate. Avere un’ottima idea non sempre significa essere anche in grado di farne un business vincente. Si può avere la migliore idea del mondo, ma non essere in grado di concretizzarla e farla apprezzare sul mercato. Cosa fare, rinunciare all’idea? Assolutamente no! Bisogna però trovare una persona in grado di far diventare quest’idea realtà, di far crescere il progetto, metterlo sul mercato, farlo apprezzare. Il Founder può continuare a lavorare al progetto, ricoprendo un ruolo diverso dal CEO – che invece si occuperà di dirigere la società e il team.
  • La startup non cresce perchè non si accetta aiuto da parte di chi è più competente. A volte capita che il Founder di una startup abbia difficoltà ad accettare consigli esterni, soprattuto perchè parte dal presupposto: “L’idea è mia, chi meglio di me?!”. In particolare, può avere difficoltà ad accettare il fatto di non avere tutte le competenze richieste per lo sviluppo del proprio business. Ma non è possibile avere tutte le conoscenze in materia di business, strategia, economia, finanza, contabilità, legge, marketing, comunicazione. Proprio per questo ci sono advisor, consulenti, professionisti di settore in grado di aiutare la startup a sviluppare specifiche aree. Se non siete in grado di chiedere e accettare aiuto, forse fareste bene a cedere il posto ad una persona che possa circondarsi di persone competenti e affidabili, per il bene della startup.
  • Non riuscite più a distinguere cosa è urgente da cosa è importante. Arriva un punto in cui tutto è urgente. Probabilmente perchè nella vostra testa è davvero così e l’ansia di fallire vi fa vivere tutto con maggiore intensità. Ma questo finirà per consumare voi e il vostro team, a cui magari chiederete di fare straordinari o di lavorare durante il weekend. Starete pensando che questa è la vita della startup, fatta di sacrifici, nottate, pomeriggi domenicali davanti al pc. La verità è che non tutto è urgente, ma lo diventa se non siete capaci di stabilire cosa non lo è. Con chiarezza. In questo caso, sarebbe bene fare un passo indietro e lasciare le redini in mano a chi può rendere il percorso di crescita e sviluppo della startup più strutturato. Il vostro team vi ringrazierà e i risultati positivi per la società non tarderanno ad arrivare.

 

 

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